Dopo tanta attesa, queste sette puntate di Game of Thrones sono volate, evaporate nel caldo assurdo di questa estate che ha regalato brividi allo scrivente solo con la visione della serie HBO. Nella somma delle cose viste, ci sono state cose ammirevoli e min…te epocali.
Delle cavolate ne avevo parlato un po’ nell’altra mia recensione e le puntate successive non hanno fatto altro che aggravare la situazione. Capisco che autori di serie TV debbano cambiare i libri per renderli più adatti alla scatoletta mediatica, ma la sceneggiatura di quest’anno, e temo per l’ultima stagione, ha buchi neri così grandi che ci potrebbe stare New York comodamente.
Personaggi che arrivano in dieci minuti in posti dove non sono riusciti ad arrivare in 6 stagioni, vedi Arya Stark, flotte ancora da costruire che ti ritrovi in poco tempo non solo fatte e finite ma pure davanti ad Approdo del Re e vi invito a guardare quale giro hanno dovuto fare per arrivarci, le stesse navi che poi, per non so quale divina protezione del Dio dei venti Eolo, riescono anche a incrociare la rotta delle navi di Daenerys al comando di Theon e Yara.
Quindi, o Star Trek ha prestato il teletrasporto e Arya ha detto la mitica frase: “una per Winterfell signor Scott” o qui qualquadra non cosa, come direbbero i più saggi. Qualcuno dirà ‘forzature necessarie per dare senso e costrutto alla sostanza della serie che verteva sull’imminente guerra fra Lannister e Targaryen e poi di riflesso su quella più importante e spaventosa con il Re della Notte’. Io dico che le forzature sono state troppe ed è stato un po’ come quando tenti di inserire un cerchio dentro un quadrato. Magari ci riesci, ma lasci spazi vuoti che difficilmente riesci a riempire, facendo così emergere i buchi.
Allora? Hai appena detto che è stato un ristoro per le tue calde giornate estive e poi inizi massacrandola? Amici lettori, anche per fare una buona salsa di pomodoro si comincia con il tagliare, macinare, bollire, travasare e tappare con forza le bottiglie. In Game Of Thrones 7 è avvenuta la stessa cosa: Si doveva per forza preparare la salsa con la quale realizzare le bottiglie (le puntate) forzando un po’ di qua e un po’ di là, ma alla fine il risultato è stato soddisfacente.
Alla fine le forzature e i difetti sono passati in secondo piano davanti al modo in cui questi episodi stanno portando alla quasi conclusione un’epopea iniziata sette stagioni fa. La forza dei suoi personaggi è così profonda e radicata che alla fine perdoniamo tutto o quasi. Tutti i principali protagonisti vengono da diverse stagioni nelle quali abbiamo potuto conoscerli e diventare quasi intimi con essi, e i fatti raccontati in questa stagione non sono altro che il riflesso della loro maturazione, delle loro esperienze. Le scelte fatte da Cersei, da Tyrion, persino da Jon Snow o da Daenerys erano tutte prevedibili da tutti coloro che hanno seguito Game of Thrones fin dall’inizio. Alzi la mano chi non ha previsto il voltafaccia di Cersei o il fatto che Daenerys e Jon Snow non finissero a letto? La loro natura li porta a questo e noi conosciamo bene tutto questo. Nulla mi sorprende più. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando torturavo il telecomando davanti a scene come la morte di Ned Stark o le Nozze di sangue.
Ora so che può accadere di tutto, che ogni personaggio può morire presto o tardi e che, pur non sapendo come andrà la versione televisiva di Game Of Thrones, so che alla fine si arriverà ad una sorta di purificazione nella quale ogni personaggio troverà o la morte o un cambiamento così radicale da farlo diventare qualcosa di diverso, una rinascita necessaria che è nella natura stessa delle cose, del ciclo della vita e della morte.
Se devo dire quali personaggi mi hanno deluso e quali entusiasmato in questa settima stagione di Game Of Thrones, posso dire che sono rimasto deluso da Jaime Lannister, Euron Greyjoy e Brienne di Tarth ed entusiasmato da Cersei, Daenerys, Sansa e Arya Stark. Da Jon Snow non mi aspettavo niente di particolare ed è rimasto sulla stessa linea cominciata dopo la sua rinascita grazie a Melisandre.
Jaime Lannister mi ha deluso per non aver saputo imporsi nelle scelte di Cersei, di non aver saputo, con il suo amore, incanalare il dolore per la perdita dei propri figli. La personalità di Cersei lo ha sempre sovrastato, è vero, ma Jaime sembra l’unico personaggio che sembra non aver fatto tesoro dei suoi patimenti e delle sue esperienze, o almeno non lo fa con la forza con cui riescono altri.
Euron Greyjoy: Ho letto lodi sperticate per questo cattivo destinato nelle intenzioni degli sceneggiatori a prendere il posto di luride carogne come Joffrey Lannister, tanto per citarne uno. Personalmente Euron non è degno nemmeno di lucidare gli stivali di Joffrey. Mi è sempre sembrato più una caricatura del Villain talmente forzata da risultare quasi fastidiosa. Nell’ultimo episodio si è confermato con quell’inutile discorso pieno di bassezze (non so se cogliete la sottilissima ironia) contro Tyrion, davvero forzato e che in realtà non serviva a nulla nell’economia della vicenda.
Brienne di Tarth: mi aspettavo qualcosa di più da questo personaggio. Lei è la chiave di unione fra molti personaggi, se ci pensate bene: Da Jiame Lannister con cui ha diviso molta strada e molta esperienza, ad Arya Stark, a Sansa che ha giurato di proteggere, e perfino con il Mastino passando da Ditocorto, insomma… poteva essere più centrale nell’economia della storia, secondo il mio modesto parere, e invece è stata relegata nel cortile di Winterfell a fare a spadate con Poldrik e Arya.
Cersei Lannister: cosa aggiungere che non abbiate già letto in altre recensioni? Lei è forse la summa di ciò che è Game of Thrones in senso pieno del termine. Il suo carattere è stato forgiato con esperienze e orrori indicibili. Lei è stata da sempre una donna intelligente, attenta, astuta e opportunista e, cosa fondamentale per una perfetta Villain, paziente. Ma fino a quando è stata madre, il suo essere donna aveva una minima parvenza di umanità. Le privazioni e le umiliazioni subite dalla prigionia con l’Alto Passero, la morte di Joffrey, ma soprattutto quelle di Myrcella e Tommen, hanno fatto buio nel suo cuore, e tolta la componente instabile resta la perfetta Regina dei Villain, colei che sarebbe pronta a tagliare la gola anche al fratello pur di mantenere il suo potere così faticosamente conquistato. Invece di rimproverare Tyrion per la morte del padre Tywin, lo deve ringraziare perché solo ora ella ha raggiunto ciò che per convenzione era precluso a una Lannister: il potere.
Daenerys, al contrario di Cersei, ha fatto tesoro delle sue esperienze in Game Of Thrones per diventare non migliore o peggiore, ma per essere pronta a regnare. Questo è l’aspetto che più è risaltato in questi sette episodi. La vera regina si sta vedendo solo adesso. Lei conosce i propri limiti istintuali, quelli che la potrebbero portare a scelte sanguinarie che la porterebbero ad essere forse peggiore dei suoi stessi nemici. La sua inestinguibile sete di vendetta doveva essere contemperata da uomini forti capaci di dominarla, capaci di darle il giusto consiglio, e quindi la sua scelta di avere Tyrion rientra nella sua crescita di Regina. Anche Jon Snow è un uomo che non poteva non affascinarla fin dal momento in cui i loro sguardi si sono incrociati, la fierezza di un uomo che non avrebbe avuto paura della morte perché è già stato morto e che ha facilmente fatto breccia nell’animo e nel cuore della Regina dei Draghi.
Sansa Stark, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, è uno dei miei personaggi preferiti di queste ultime stagioni di Game Of Thrones. Fra le donne di questa incredibile saga è colei che fin dall’inizio è vittima sacrificale, l’agnello da buttare sul fuoco per generare accordi di potere, l’innocente e bellissima ragazza destinata a una vita consumata senza poter scegliere il proprio futuro. Lei invece è riuscita a diventare padrona del proprio destino, essere la Lady di Grande Inverno capace ora di fare le sue scelte, di odiare i manipolatori e di assistere alla morte di Baelish senza alcun fremito di orrore o pietà.
Arya Stark. Chiudo con la piccola di casa Stark che è riuscita a vendicare le nozze di sangue e solo per questo andrebbe elevata a vera vendicatrice degli Stark. Doveva essere lei e nessun altra ad affondare la lama contro coloro che avevano da sempre tramato contro di loro. Importanti per capire il suo ruolo nella famiglia sono le parole scambiate con Sansa alla morte di Petyr Baelish: “Sansa, tu sei la sentenza, io sono solo l’esecutore”. Arya sa che il suo compito non è finito, che la strada per Approdo del Re è il suo destino, che la morte di Cersei presto o tardi sarà il compimento del suo disegno, di quella silenziosa promessa fatta in lacrime davanti alla testa mozzata dell’amato padre.
L’ottava stagione chiuderà questa epopea telefilmica e sappiamo, lo sentiamo anzi già da ora il vuoto enorme che ci lascerà. In tema di Fantasy seriale, sarà difficile ritrovare tutte le emozioni che Game of Thrones ha donato in queste sette stagioni. Resta il rimpianto di non aver più quella innocenza, quel gusto per il colpo di scena, per la morte inaspettata di un protagonista che ti facevano sobbalzare il cuore in gola, per quelle scene da levarti il fiato per la violenza sanguinosa. Proprio per questo motivo anche noi spettatori, come i protagonisti, siamo maturati ed è giusto che ci sia la parola fine che sarà però scritta solo nel 2019.
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Passo e Chiudo.